venerdì 2 dicembre 2016

Suicide Squad (2016) di David Ayer


L’idea non è neanche originale, rubata a Quella sporca dozzina, di Robert Aldrich (un film che fra poco compie i quarant’anni, essendo del 1967): il “potere costituito” pensa di salvare la patria (o l’umanità) affidando ad alcuni pericolosissimi galeotti una missione suicida e promettendo sconti di pena nell’improbabile caso che riescano nella loro impresa.
Nel film di Aldrich, fra i dodici eroi-criminali c’era un sadico assassino (interpretato da Bronson, che diventerà famoso come Il giustiziere della notte), un inquietante psicotico (magnificamente reso da Cassavetes, il regista di Una moglie e di Gloria) e un invasato fanatico religioso (impersonato da Savalas, il futuro Tenente Kojak).
Nel film di Ayer i cattivi che combattono i cattivissimi sono una decina: tutti razziati fra i supereroi dei fumetti (sia quelli della DC Comics, sia quelli della concorrente Marvel), personaggi già protagonisti in altri film, oltre che di numerosissimi cartoon, videogiochi e serie televisive.
Abbiamo, per dirne alcuni, l’infallibile ex killer Deadshot (nomen omen), un ergastolano pericolosissimo (ricorda Hannibal), interpretato da Will Smith; poi c’è il folle sadico Joker, internato in un manicomio (che fa inefficacemente il verso al superlativo Nicholson di Batman); e Harley Quinn. una psicopatica ex psichiatra, passata dalla parte dei matti per amore di Joker; e Killer Croc, un mostruoso rettile che ricorda vagamente La Cosa dei Fantastici Quattro. Seguono altri, un po’ più defilati ma non meno fracassoni, ognuno col suo bel nomignolo evocativo: come Katana, ovviamente orientale, o Capitan Boomerang.
Chato Santana (che ricorda La Torcia dei Magnifici Quattro) fa terra bruciata intorno a sé se quando s’infuria (con una certa malinconica riluttanza). Ed infine, perfino Batman fa un’apparizione misteriosa, senza però partecipare a nessuna azione, messo lì forse per giustificare un probabile rincalzo nel prossimo inevitabile sequel (che arriverà puntuale, considerati gli incredibili incassi di questa indecente boiata).
Dalla parte dei cattivissimi troviamo una slavata fanciulla dolce e tremebonda, forse posseduta da una divinità aliena (come la piccola Regan de L’esorcista!) o forse manovrata da forze arcane demoniache che si manifestano con effetti simili a quelli scatenati dal congresso di ectoplasmi rutilanti ne L’acchiappafantasmi, qui ovviamente ben più roboanti e fumiganti.

La passerella di personaggi ricorda una sfilata carnevalesca raffazzonata e sbrindellata, con i partecipanti che – senza accordi preventivi – ci han dato dentro nell’inventarsi i costumi più strampalati e nel dotarsi di accessori bislacchi, in gara di stravaganza fra loro.
Proprio come un carnevale straripante – di quelli con parata, costumi a tema, musica assordante, coriandoli e stelle filanti, botti e premio al migliore carro allegorico – il film si snoda confuso, senza trama e senza senso, sempre esagerato ed esagitato, coloratissimo e assordante (con i Queen – pompati – al posto della fanfara), con un diluvio di effettacci sonori e visivi (il digitale permette sperperi!) messi lì per farcire una pietanza irriconoscibile; con attori che declamano sopra le righe (per adeguarsi agli eccessi generali), fingendosi convinti di quello che fanno, costretti a sfiancarsi in scene ipercinetiche e sfiancarci con siparietti idioti.

Lo spettatore “assiste” ma non partecipa, si stupisce ma non si emoziona, guarda allibito ma senza lasciarsi coinvolgere, sapendo bene che la fantasmagorìa è di cartapesta e che basta sgomitare in retromarcia per uscire dalla bolgia e ritrovare la normalità infilando una strada laterale.
Senza attendere i titoli di coda.


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