Ritorno come un profugo fra i campi
delle mie terre basse.
La strada è senza solchi.
Un superstite gelso si contorce
ingobbito
sul putrido fosso
intasato da incongrue plastiche colorate.
Sbircio da un portone sgangherato
un’aia immensa
deserta di cani e di bambini:
nel centro un carretto
si arrende sconsolato,
ritte le stanghe al cielo.
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