lunedì 19 novembre 2012

Primarie





Renzi è irritante per la sua sicumera e per la sua saccenteria. Ha il vantaggio di credere di saper usare meglio degli altri i media: davanti alle telecamere ha l'aria di chi sta eseguendo bene il compito che gli hanno insegnato i guru della comunicazione (fra i quali spicca il cognato della cuoca Parodi). Certamente consce le tecniche della comunicazione meglio dei problemi politici, economici, etici e sociali del paese (e i modi per affrontarli). Questo lo favorisce in un paesello fortemente condizionato dalle relazioni superficiali nelle quali assume primaria importanza la seduttività comunicativa. Conquista voti sorridendo a tutto spiano con la sua faccia canzonatoria ed il sorriso bischero di chi ha l'aria di conoscere la risposta a tutte le domande prima che vengano poste. È un discolo rubamarmellata che per arrivare a guidare la sinistra non sa far altro che polemizzare ossessivamente e fastidiosamente con la sinistra, prendendone le distanze. Ed io sono felicissimo di prendere le distanze da lui.



Vendola mi annoia con la sua piagnosa retorica d'accatto, con la sua visione sentimentale dei problemi, con la sua verbosità barocca e l'ossessione per la perifrasi, con la sua seriosità contrita, con la sua ex-intransigenza (che lo ha portato a far cadere Prodi e a favorire l'ascesa di Berlusconi). Non gli perdono la tesi su Pasolini (scontata!) ed il fatto che si dichiari gay (ma di quelli composti, senza divisa esibizionista) e devoto della Madonna di Sovereto. Non gli perdono venti anni di ondeggiamenti e vagabondaggi nel polverone della sinistra dopo il disfacimento del monolitismo comunista. Non gli perdono che la "e" di SeL, da congiunzione si sia trasformata - dopo una ennesima scissione - in e (minuscola) come ecologia. Non gli perdono il fatto che abbia ideato "le fabbriche di Nichi", a metà strada fra sezioni di partito, comitati elettorali e cellule virtuali di fans. Non gli perdono che si sia montato la testa dopo esser diventato presidente della Puglia quasi per caso, per demerito degli altri concorrenti più che per meriti suoi.

Tabacci mi fa simpatia e pena nello stesso tempo. Ha l'aria di un ipertiroideo che soffre di ulcera gastrica, perennemente in crisi per l'impossibilità di trovare una collocazione al centro senza ritrovarsi in compagnia di ladri, faccendieri, fascisti, politicanti di professione, puttanieri. Gli perdono di essere stato democristiano (onesto), non gli perdono di essere stato nell'UDC (con Cesa e Casini quando tenevano il piviale a Berlusconi), non gli perdono di essere uscito dall'UDC per mettersi nel gruppo misto con (udite, udite!) Francesco Ciccio Rutelli (il più idiota del panorama politico italiano). Non gli perdono di essersi lasciato mettere lì per intercettare i voti del centro.


Puppato non mi piace perché piace in quanto donna con l'aria di casalinga innocua. Attira la mia accondiscendenza perché ha accettato di essere messa lì a dimostrare che a sinistra non si è maschilisti come a destra, dove le donne hanno cominciato a trovare spazio solo per meriti di immagine. Ma non le perdono il fatto di essersi diplomata maestra ma di non aver mai fatto la maestra, di aver accumulato soldi con le assicurazioni militando - nello stesso tempo - nel WWF, di aver percorso la carriera nel partito della sinistra per le sue posizioni ambientaliste (carta vincente in tutte le coalizioni), di aver razziato carrettate di preferenze in tutte le elezioni a cui ha partecipato, di aver sposato la causa dell'omeopatia "scientifica" e di essersi schierata contro gli OGM (e ho sentore che le due cose siano in contraddizione, chissà perché), di aver ricevuto - come sindachessa - gli entusiatici elogi di Beppe Grillo (il più furbo dei bastardi nel panorama mediatico italiano). 



Bersani, anzi "il Bersani" - mi piace perché è calvo, perché si tira su le maniche della camicia, perché ha mantenuto l'inflessione dialettale nonostante la laurea in filosofia, perché - grazie alla laurea in filosofia - si occupa di economia, commercio, industria, trasporti, fisco). Simpatizzo per lui perché chiama "lenzuolate" le riforme, perché ha eliminato i costi fissi e le tasse e le scadenze delle ricariche telefoniche. Gli sono grato perché ha garantito la sopravvivenza del PD diventandone segretario al posto di Franceschini e di Ignazio Marino. Lo ammiro perché resiste ai vertici del partito nonostante l'appoggio di D'Alema. Simpatizzo per lui perché, al contrario di tutti i politici che aprono questioni di principio su tutti i problemi concreti, riconduce ogni disquisizione di principio sul terreno della concretezza. Voto per lui, se voto, aspettando Godot.


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