giovedì 15 aprile 2010

I migliori anni della nostra vita (di Ernesto Ferrero)

Curioso, intenso, straordinario attestato di amore per i libri, da gustare, pagina dopo pagina. Lo si legge con avidità. E resta la voglia di rileggerlo, di sfogliarlo o di aprire le pagine a caso per cercare o riscoprire quei folgoranti "ritratti" di famiglia che ci restituiscono l'efficacissimo profilo di Giulio Einaudi e le autentiche, genuine, vivissime istantanee dei "suoi" scrittori.
Leggendo questo libro conosciamo da vicino il riservato e reticente Calvino, l'occhialuto e scontroso Pavese (un cardo selvatico), il solare Vittorini (un dolce di pasta alle mandorle); il lunatico e immaginifico Manganelli (ghiottone vorace, tapiro baffuto, obeso e malinconico); il timido, cerimonioso, golosissimo Gadda (anche lui come Manganelli, definito tapiro malinconico); il pignolo e lucidissimo Sciascia, il nervoso e ossuto Pasolini; la Morante, col suo amore per i gatti e il suo pittoresco abbigliamento da zingara; Bobbio, il guru dubbioso; i Ginsburg (Leone e la solida e minuta Natalia); i Levi (Carlo ed il malinconico Primo); l'allampanato e misterioso Ceronetti; la indomabile, battagliera, cattiva Lalla Romano (cardo selvatico); il sottotenente Revelli (dormiva come se avesse ancora il mitra sotto il cuscino) e il "sergentmagiù" Rigoni Stern; l'erudito Lucentini e il disincantato Fruttero; e ancora il maestro Lodi e l'avvocato Paolo Volponi, Laiolo e Contini, Fortini e Magris e mille altri.
Dobbiamo essere grati a Ferrero per la sua testimonianza e per la imperdibile galleria di ritratti che ci offre.
Un'appetitosa strenna, un prezioso regalo. Una deliziosa goduria.

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