martedì 23 febbraio 2010

La parola terapeutica

L'ignoranza non dovrebbe autorizzare scetticismi. Ma non riesco a cancellare il sospetto che all'origine del bisogno di poesia vi siano le stesse ragioni (e gli stessi meccanismi) che sono all'origine della psicoterapia; e che all'origine della psicoterapia o della psicanalisi vi siano gli stessi bisogni (e le stesse speranze) che sono all'origine della religione.
Stesse fragilità: stessa fede.
Sed tantum dic verbum, et sanabitur anima mea.

1 commento:

  1. Si, forse è vero. L'impulso che ti porta a scrivere poesia è lo stesso che ti porta alla psicoterapia: entrare in contatto con se stessi, con la parte meno apparente, più sotterranea, più intima, più imprevedibile, più pudica, ecc.
    Tuttavia io penso che differenze ci siano. Nel momento in cui ti disponi alla scrittura, quando arriva la cosiddetta ispirazione, certamente la distanza fra la parola e la verità interiore si annulla; in quel momento tu sei le parole che scrivi, salvo tornare alla vita quotidiana con la faccia di sempre, i tormenti di sempre, i soliti dialoghi, le solite soluzioni.
    La pretesa della psicoterapia è quella di offrire al soggetto, oltre alla possibilità di guardarsi dentro, attraverso lo specchio offerto dal terapeuta, una via d' uscita al problema o ai problemi posti dal paziente.
    Diverso ancora se si parla di psicoanalisi:
    qui, nel rapporto profondo con l'analista, il paziente dovrebbe giungere ad enucleare le cause, spesso lontane nel tempo, dei propri disagi, sciogliendo via via nella consapevolezza, traumi, dolori, aggressività, ecc.(chiedo venia per la rozzezza delle distinzioni).
    Quanto al rapporto con la religione farei dei distinguo: certamente l' ispirazione poetica, la tensione lirica, civile, di ceri versi non può non far pensare all'afflato spirituale, che contraddistingue molti "gesti religiosi" che io ho visto compiere tuttavia anche da convinti atei od agnostici. Si tratta di distinguere bene i termini: sacro e poesia vanno sicuramente d'accordo(Pasolini ce lo ha insegnato molto bene)e se parliamo di origini potremmo aggiungere anche religione.
    Quanto alle varie forme di psicoterapia potrei essere d'accordo sul fatto che all'origine del bisogno stiano le stesse ragioni(paura, sofferenza,necessità di relazione, ecc.), ma non gli stessi meccanismi.
    L'uomo d'oggi non è forse così diverso da quello "della pietra e della fionda" e quindi con bisogni più o meno analoghi, ma concediamogli la capacità di avere individuato strumenti meno rozzi della religione, meno sublimi della poesia, ma più efficaci per offrirgli la possibilità di uscire dal circolo vizioso in cui, anche l'uomo più intelligente e sensibile incorre, quando incappa nei perversi,oscuri, tortuosi, contraddittori meccanismi della psiche.
    Dobbiamo essere grati ai poeti che nutrono la nostra anima, agli psicoterapeuti e agli analisti che la puntellano e la curano e a quei religiosi che sono al servizio non di dio,ma del sacro che sta in ognuno di noi.

    RispondiElimina