lunedì 14 settembre 2009

Elezioni

LA STORIA INSEGNA CHE DALLA STORIA NON IMPARIAMO NIENTE. 2

1503. Muore Alessandro VI, il papa Borgia famigerato per la dissolutezza, spregiudicato nel perseguire gli interessi di famiglia, ostinato nell’attizzare guerre per accrescere il potere, inflessibile coi nemici (responsabile, fra l’altro, della condanna al rogo del Savonarola).
Aveva avuto, da Vanozza moglie di Domenico d’Arignano, quattro figli: Pier Luigi e Giovanni (duchi di Granada), Lucrezia (sposa per ragioni politiche a Giovanni Sforza, poi ad Alfonso d’Aragona, poi ad Alfonso d’Este), e Cesare (per Machiavelli principe modello, spietato nel conquistare il potere con l’astuzia e la violenza: fece uccidere cinque signori dello Stato della Chiesa dopo averli invitati a cena e si dice che fosse anche responsabile dell’assassinio di uno dei suoi fratelli).
Dopo Alessandro sale al trono pontificio Pio III che però muore prima della cerimonia di insediamento.
Gli succede Giuliano della Rovere, Giulio II, il papa guerriero (contro Cesare Borgia e contro Venezia) ma anche mecenate (commissionò a Michelangelo gli affreschi della Cappella Sistina ed a Raffaaello le Stanze vaticane).
Odorici, citando Guicciardini, definisce Giulio II come “uomo di assai difficile natura, irrequieto, insistente negli odi e nelle offese, … inviso da molti e potenti romani”: in altri termini un caratteraccio sbalestrato, rancoroso e vendicativo, odiato da tutti.
Ci si chiede come riuscì a farsi eleggere.
Sempre l’Odorici sintetizza: “Più valsero le smodate promissioni da lui fatte agli elettori”.

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