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Ho voluto vedere
questo film perché ricordavo con una certa soddisfazione due film precedenti di
Radu Mihaileanu nei quali il regista racconta con mano davvero felice le storie
di due scombinate comitive di ebrei che, attraverso rocambolesche avventure,
trovano il modo di portarsi in salvo dalle persecuzioni naziste (in Train de Vie) o di raggirare la condanna
alla emarginazione di Ceausescu (ne Il
concerto).
Qui la storia è diversa e la trama è molto – molto – più
complessa: talmente intricata da suscitare alcune perplessità negli amici che
con me hanno visto il film. All’uscita, infatti, ci siamo intrattenuti a
parlarne, più per tentare di ricostruire e dipanare la trama che per scambiarci
altre impressioni.
La storia dell’amore
prende l’avvio da una relazione – interrotta – fra Leo e Alma, due ragazzi che
vivono nella Polonia occupata e sono costretti a separarsi per salvarsi dai
nazisti: Alma fugge in America, Leo resta a combattere i nazisti.
Dopo cinquant’anni Leo parte alla ricerca della sua Alma
alla quale ha giurato amore eterno.
A complicare le cose, la vicenda si svolge in luoghi e tempi
diversi (in Polonia durante la guerra e a New York mezzo secolo dopo), con
personaggi dispersi, invecchiati o scomparsi (fra i quali uno, defunto, è recuperato
come amico immaginario); e poi ci sono relazioni parentali intricate o non
spiegate; omonimie che inducono a ipotizzare discendenze familiari e legami inesistenti;
pagine di manoscritti che attraversano l’oceano portate nel bagaglio di Alma
che fugge o spedite a un amico rifugiato nell’America latina e poi rubate; quotidiane
lettere d’amore che cessano di arrivare; vicissitudini editoriali. Non manca,
in parallelo, la storia di un’adolescente sognatrice che vive un suo nascente
sogno d’amore e incrocia il declinante ma inestinto sogno di Leo.
Il film appare un po’ dispersivo, anche se presenta passaggi
di grande intensità e non manca di quegli spunti ironici tipici del cinema di Mihaileanu
(e caratteristici della cultura yddish in generale).
Due cose fanno sì che questo film mi rimanga in un anfratto
del cervello e del cuore: la cieca fiducia che viene proclamata nell’inestinguibilità
dell’amore che con la sua energia si salva dalle distruzioni e varca gli oceani
(amore a cui hanno bisogno di credere tutti, sia quelli appagati dall’amore,
sia – a maggior ragione – quelli che dell’amore sono stati defraudati); la incondizionata
importanza che viene assegnata alla scrittura, sia epistolare che
autobiografica, che aiuta la comprensione dei sentimenti, esprime e comunica la
passione, accompagna attraverso le vicissitudini della vita e – come la poesia
– non salva la vita, ma aiuta a comprenderla meglio.
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