Bilal, un adolescente curdo, arriva clandestino, a Calais e vuole attraversare la Manica per raggiungere Mina, la sua fidanzata a Londra, ma il suo tentativo di intrufolarsi in un Tir fallisce; decide allora di passare il canale a nuoto e, per prepararsi, inizia a frequentare una piscina. Qui incontra Simon, ex campione ed istruttore di nuoto, che intuisce immediatamente le intenzioni del caparbio ragazzo e, in qualche modo, tenta di aiutarlo.
Il regista Philippe Lioret sa intrecciare e comporre con delicata sensibilità la storia del vitalissimo ragazzo con quella dell’uomo che vive con spenta rassegnazione la sua crisi matrimoniale ed il suo fallimento esistenziale. La grintosa ostinazione del primo (mosso dalla vitalità di un affetto nascente) fa da contraltare alla desolante indifferenza del secondo (smorzato dalla accettazione di una condizione di vita declinante); ma fra i due - distanti, diversi ed incompatibili per mille ragioni personali e culturali - nasce, cresce e si consolida un legame assolutamente indistinguibile da quello che avvicina un padre ed un figlio, caratterizzato da disaccordi non sempre comprensibili e malcelate premure, da eloquenti silenzi e intensa tenerezza, da impellenza di separazione e bisogno di protezione.
Il film è misurato e dimesso, e - proprio grazie a questa sobrietà - riesce intenso e struggente. Il ritmo lento aggiunge efficacia allo spessore emotivo. Si esce dalla sala col groppo in gola: e questo, sia detto senza reticenze e pudori, non è un demerito.
Il regista Philippe Lioret sa intrecciare e comporre con delicata sensibilità la storia del vitalissimo ragazzo con quella dell’uomo che vive con spenta rassegnazione la sua crisi matrimoniale ed il suo fallimento esistenziale. La grintosa ostinazione del primo (mosso dalla vitalità di un affetto nascente) fa da contraltare alla desolante indifferenza del secondo (smorzato dalla accettazione di una condizione di vita declinante); ma fra i due - distanti, diversi ed incompatibili per mille ragioni personali e culturali - nasce, cresce e si consolida un legame assolutamente indistinguibile da quello che avvicina un padre ed un figlio, caratterizzato da disaccordi non sempre comprensibili e malcelate premure, da eloquenti silenzi e intensa tenerezza, da impellenza di separazione e bisogno di protezione.
Il film è misurato e dimesso, e - proprio grazie a questa sobrietà - riesce intenso e struggente. Il ritmo lento aggiunge efficacia allo spessore emotivo. Si esce dalla sala col groppo in gola: e questo, sia detto senza reticenze e pudori, non è un demerito.
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