Perché fabbricare poesie invece di ricorrere alla spontanea immediatezza della prosa?
Sembrerà incoerente, ma il ricorso ai versi è paradossalmente dattato dal pudore: la prosa ti espone senza mediazioni e diaframmi; la poesia si frappone con la sua costruzione artificiosa e ti consente di parlare senza ostentazioni dirette.
Chi scrive versi svia in qualche modo l’attenzione del lettore dall’autore al contenuto e tenta di farsi dimenticare: e questo vale, sempre paradossalmente, perfino per la poesia più banalmente intimista: il poeta dolente si lagna e pone la sua privata esasperazione al centro dell’universo ma - con la smaccata pretenziosità della finzione poetica - si affanna a indagare le ragioni incomprensibili della sofferenza in generale e mostra di voler scavare nel suo disagio per capire il disagio universale.
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