Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende
alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari
per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato
anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere
coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non
scritte che risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò
che è
buon
senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo
innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una
politica, beh, tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via
della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la
libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell'Eliade
e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in
se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che
la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.
(Dal discorso di Pericle agli ateniesi, del 461 a. C. - Citato da Alberto
Piccinini nella rubrica “Vuoti di
memoria” su Il manifesto, 28 giugno
2011)
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